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Museo Archivio Bitossi: un secolo di ceramica

Date un'occhiata al Museo Bitossi, inaugurato per celebrare il centenario del marchio a Montelupo Fiorentino, in Toscana. Le colorate ceramiche dell'archivio Bitossi diventano opere d'arte, incarnando il patrimonio culturale e il know-how della tradizione artigianale italiana. Leggete la nostra intervista con l'art director di Bitossi Ginevra Bocini per scoprire 100 anni di storia colorata e fare un viaggio nello spazio.

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Per il suo 100° anniversario, Bitossi ha fondato un museo aziendale progettato e curato dall'architetto Luca Cappelletti. Situata nell'ex spazio produttivo, la sede espositiva di 1500 metri quadrati conserva l'architettura industriale originale. Percorrendo il percorso espositivo, si può ammirare l'intero archivio composto da 7.000 pezzi: una selezione di prototipi e forme, strumenti di lavoro, fotografie e disegni raccolti in una galleria di immagini.

L'allestimento è il risultato di una ricerca museografica e curatoriale, che ha allineato una varietà di pezzi colorati su scaffali in legno d'abete appositamente realizzati. Creazioni eccezionali come Rimini di Aldo Londi, i Totem di Ettore Sottsass o l'opera Il dormiente con il coccodrillo di Mimmo Paladino spiccano al centro dello spazio, distinguendosi per unicità e dimensioni. L'ultimo scaffale è rimasto vuoto per lasciare spazio a nuove produzioni e collaborazioni creative.

La mostra è un'esperienza immersiva nella storia del marchio e nella sua collaborazione con una moltitudine di icone del design: Ettore Sottsass, Nathalie Du Pasquier, George J. Sowden, Marco Zanini, Christoph Radl, Michele De Lucchi, Karim Rashid, Arik Levy, Fabio Novembre.

Come è nata l'idea di celebrare il centenario della Bitossi attraverso la creazione di un museo e perché ha scelto l'interno dell'ex fabbrica Bitossi come spazio espositivo?


È stato un desiderio di mia madre Cinzia Bitossi avviare questo progetto molti anni fa. L'obiettivo era quello di creare una collezione che raccontasse la produzione della storica fabbrica fondata nel 1921 da Guido Bitossi. La collezione comprende oltre 7.000 pezzi di ceramica e fascicoli cartacei - progetti, disegni, quaderni di lavoro, documenti amministrativi e commerciali, fotografie - che documentano un secolo di storia. Dopo le prime piccole esposizioni di tutti i materiali raccolti, nel 2008 la mia famiglia ha istituito la Fondazione Vittoriano Bitossi per la salvaguardia, la conservazione e la promozione culturale e scientifica dell'Archivio Industriale Bitossi.

In seguito, ho promosso l'idea di trasformare l'archivio in un museo, utilizzando la stessa sede che solo cinque anni prima aveva ospitato parte della produzione manifatturiera. Ho voluto che la collezione storica rimanesse proprio dove era stata effettivamente creata: uno spazio recuperato come "archeologia industriale" che diventa una storia a sé. È un unico progetto che documenta il passato e il presente di un'azienda che nel 2021 festeggerà il suo primo centenario. L'allestimento è stato progettato dall'architetto Luca Cippelletti dello studio ArchiT di Milano, mentre l'illuminazione è stata curata dall'architetto veneziano Alberto Pasetti Bombardella.

Bitossi incarna un patrimonio specifico e un savoir-faire che emerge dalla coesistenza di design, arte e artigianato. In che modo il Museo Bitossi comunica l'identità del vostro marchio?

Il museo/archivio mostra la nostra identità attraverso i prodotti stessi, che diventano documenti e testimonianze del processo e di tutto ciò che ruota intorno alla loro produzione: dalle materie prime all'esperienza umana e professionale, dal marketing alla vendita. Tutto serve come comunicazione strategica legata al marchio, come sintesi della sua storia, della sua memoria e della sua ricerca proiettata nel futuro.

L'Archivio rappresenta l'identità e la storia della nostra azienda, di un'impresa italiana: è una storia di rinnovamento e di valorizzazione di una cultura d'impresa che lega la tradizione al futuro

I pezzi di Bitossi creati in collaborazione con i designer possono essere considerati opere d'arte. Qual è secondo lei l'oggetto più iconico del suo archivio e come presenta questi pezzi speciali nel percorso espositivo?


Sono innumerevoli gli elementi iconici presentati nel percorso espositivo creato dallo storico direttore di Bitossi Aldo Londi, dall'architetto Ettore Sottsass e da molti altri.

L'icona per eccellenza di Bitossi è la leggendaria serie "Rimini Blu", creata da Londi nel 1959 e da allora mai uscita di produzione, con milioni di pezzi venduti in tutto il mondo. Fu creata per un cliente americano, un omaggio al colore del mare blu intenso, alla costa romagnola - che all'epoca evocava per il turismo internazionale l'immagine della "bella vita e della dolce vita italiana" - un luogo affascinante soprattutto per gli americani che la inserivano nel Grand Tour italiano. È la località celebrata da Fred Buscaglione nella canzone "Remember Rimini" pubblicata nello stesso anno. La mostra ha un intero scaffale dedicato a questo colore blu persiano, con elementi scultorei e molto particolari.

Un'altra icona è la serie in bianco e nero dell'architetto Ettore Sottsass, creata nel 1959 per la mostra alla Galleria Il Sestante di Milano e da allora prodotta regolarmente. Sottsass aveva instaurato un rapporto speciale sia con la mia famiglia sia con Aldo Londi, per cui abbiamo voluto dedicargli diverse sezioni dell'Archivio: un allestimento all'ingresso con pezzi di collezioni speciali e un allestimento lungo il percorso espositivo.

Icolori vivaci e audaci sono gli elementi distintivi di Bitossi. Che ruolo ha il colore nella sua produzione artistica e qual è il suo potere emozionale nella percezione dello spazio?


Nel 1947 fu costruito un laboratorio chimico all'interno della fabbrica, che in pochi anni divenne la fabbrica di vernici ceramiche Colorobbia. Londi ne riconobbe l'enorme potenziale come luogo di sperimentazione per sviluppare sempre più colori per prodotti commerciali.

Il potente impatto emotivo del colore si percepisce non appena si mette piede nell'Archivio: nella primissima corsia c'è una panoramica che va dagli anni Venti alla fine degli anni Sessanta. Non solo il colore, ma anche lo stile è in costante evoluzione.

Qual è stata l'evoluzione della vostra produzione artistica nei suoi 100 anni di storia?


Dalla terracotta alla ceramica smaltata, dalla maiolica all'argilla da fuoco con texture imprevedibili: dipinte, incise, graffiate, graffite, bugnate, cariolate, ecc. È un mondo fatto di continuo studio, ricerca e immensa passione che si tramanda da generazioni. Io rappresento la quarta generazione della famiglia nella direzione artistica dell'azienda e sono molto orgoglioso del mio passato.

Come conciliate innovazione e tradizione e quali sono i vostri progetti per il futuro?


L'Archivio rappresenta l'identità e la storia della nostra azienda, di un'impresa italiana: è una storia di rinnovamento e di valorizzazione di una cultura d'impresa che collega la storia al futuro. Potrei paragonare l'Archivio a una terra fertile: tramanda il suo know-how attraverso un'evoluzione tecnica e stilistica, e artisti e designer vi attingono per trarre ispirazione per le nuove collezioni, scavando in un secolo di storia fatta da quei designer che hanno collaborato con Bitossi.

Tutte le collezioni del nostro catalogo nascono da una forte tradizione artigianale. Oggi lavoriamo ancora come un secolo fa: ogni nuova collezione rappresenta una sfida fino al raggiungimento del risultato ottimale, senza mai trascurare l'elemento funzionale che, giustamente, non va mai trascurato. C'è un aspetto scultoreo e materico molto importante nel processo artigianale che è legato alla ricerca dei colori degli smalti e delle cristalline con finiture lucide o opache.

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