Intervista a Nathalie Du Pasquier

Testo di Alessandro Mussolini

La prima cosa che Nathalie Du Pasquier mi dice quando entro nel suo studio è che non ha molto tempo per me, perché deve lavorare. E anche se mi dice che ha una scadenza tra pochi giorni, la sensazione è che voglia fare solo quello che le riesce meglio: disegnare.

Ha sempre dipinto, ma come designer ha anche fondato il Memphis Group insieme a Ettore Sottsass e i suoi motivi hanno ornato cuscini, tappeti e, più recentemente, anche abiti per American Apparel.

NATHALIE DU PASQUIER: Sono una pittrice. È quello che sono sempre stata. Costruisco cose su tela o con oggetti. Se poi queste cose diventano quadri, mobili o moda, per me non ha importanza.

ARTEMEST: Non c'è davvero differenza?

NDP: Mi sento come uno chef. Il suo lavoro è cucinare, ma le sue preparazioni devono cambiare a seconda che si tratti di una cena formale o di un picnic. Per me è lo stesso. So cosa devo disegnare, ma mi limito a cambiare le ricette man mano che procedo.

R: E dove trova gli ingredienti?

NDP: Intorno a me, dentro di me. Quando lavoro, tutte le cose che faccio nella mia vita si fondono: Anche il tempo, il cibo che ho mangiato la sera prima, lo stato d'animo con cui mi alzo al mattino... Ognuno di noi è come un crogiolo di esperienze sensoriali, dove tutti i nostri stimoli vengono "cucinati". Sono concentrato su ciò che faccio, sul mio lavoro, per questo amo stare nel mio studio.

R: È un modo di lavorare molto idiosincratico. Ma all'epoca di Memphis c'era un approccio più collettivo?

NDP:Memphisera solo un gruppo di persone che si stimavano a vicenda, che si incontravano la sera per confrontare il proprio lavoro. Quel gruppo è stato idealizzato e, anche se è vero che oggi siamo più individualisti, non significa che non ci sia più dialogo. Due anni fa ho realizzato un libro con Chung Eun Mo, una pittrice coreana: uno scambio di e-mail fatto solo di disegni e senza parole. È stato uno scambio molto stimolante.

R: Oggi ci sono nuovi modi per incontrarsi...

NDP: Bisogna navigare nei cambiamenti. Devi evolvere insieme al mondo che ti circonda. Non mi interessa costruire monumenti. Sono curioso, amo il ritmo veloce di oggi, incontrare i giovani. Ho appena terminato un libro con Omar Sosa che ha raccolto i miei disegni dal 1981 al 1987. Non li guardavo da molto tempo e Omar me li ha fatti vedere con occhi nuovi. Incontrare le persone giuste è importante perché ti cambiano la vita.

R: Qual è il suo rapporto con i media digitali?

NDP: Oggi siamo sommersi dalle informazioni. Nel mio lavoro prediligo un approccio low tech. Trovo molto utili alcuni strumenti, come le scansioni, ma sono un devoto dell'immediatezza della matita. Quando dipingo non penso. Forse penso in un altro modo: Penso con il pennello. Comincio a pensare con il cervello quando un'opera è completamente finita.

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