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Patricia Urquiola X Made in Edit

Made in Edit presenta Hybrida: nata dalla collaborazione tra Real Fabbrica di Capodimonte e Patricia Urquiola, la nuova collezione presenta opere d'arte in porcellana lavorate a mano che raccontano una storia di alchimia e natura. Scoprite le ispirazioni e il processo creativo alla base del progetto.

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Nato come marchio di design indipendente legato al programma di residenza di Edit Napoli, Made in Edit è oggi una realtà all'avanguardia che mette in contatto designer internazionali con artigiani italiani per creare una finestra di collaborazione lavorativa e abitativa. L'inestimabile patrimonio di tradizione artigianale fa da sfondo alla produzione di pezzi di design d'eccellenza, frutto di una creativa ricerca progettuale e artistica.

Scoprite la collezione Hybrida per esplorare un mondo in cui muschi, licheni e rocce assumono una nuova identità grazie ai disegni e alla raffinata lavorazione manuale diPatricia Urquiola. La designer di fama mondiale ha lavorato al fianco dei maestri artigiani della Real Fabbrica di Capodimonte, una delle più importanti istituzioni italiane con sede nell'Istituto Caselli, nato negli anni Sessanta con l'obiettivo di continuare l'antica tradizione artigianale e sperimentare nuove forme e tecniche nel settore della porcellana.

Incontrate Patricia Urquiola e scoprite la sua visione innovativa in cui gli elementi stilistici del passato lasciano il posto a creature in trasformazione, abitanti di una dimensione in cui il mondo vegetale, animale e minerale si mescolano, mutando in specie di pura natura visionaria.

Lacollezione Hybrida è la storia dell'incontro tra la sua visione creativa e i maestri artigiani della Real Fabbrica di Capodimonte. Come si coniuga l'arte ceramica tradizionale con il suo approccio progettuale d'avanguardia?

Per Hybrida ho lavorato a stretto contatto con gli artigiani e gli studenti della scuola, adottando un approccio sperimentale, ma allo stesso tempo rispettoso e complementare alle tecniche che rappresentano Capodimonte. Così, accanto alle lavorazioni manuali più tradizionali, troviamo dettagli ottenuti immergendo nella porcellana materiali non convenzionali, come spugne e cotone, accanto ai muschi del Real Bosco. Abbiamo progettato oggetti e centrotavola che riportano una tipologia antica in chiave contemporanea. L'altissima capacità produttiva dei maestri e degli allievi di Capodimonte si unisce così alla mia fantasia recuperando radici lontane e combinando estetiche.

Collezione Hybrida in lavorazione - Fotografia di Alessandra Mustilli
Collezione Hybrida in lavorazione - Fotografia di Alessandra Mustilli
Collezione Hybrida in lavorazione - Fotografia di Studio Urquiola
Collezione Hybrida in lavorazione - Fotografia di Studio Urquiola

Muschi, licheni e minerali sono i grandi protagonisti di questa collezione, fonti di vita e di ispirazione che assumono una nuova identità grazie al suo approccio progettuale unico. Perché ha scelto questi soggetti e qual è il significato di questa scelta?

Questi oggetti completamente bianchi riproducono sulla loro "pelle" i motivi e le texture di muschi e licheni, con la loro stessa bellezza e unicità. Tra di essi emergono figure umane ibride, dotate di protesi che permettono loro di muoversi più agevolmente in una realtà contemporanea. Questi stilemi del passato lasciano il posto a creature in trasformazione, abitanti di una dimensione in cui il mondo vegetale, animale e minerale si mescolano, trasformandosi in una specie visionaria. Gli oggetti vengono, per così dire, strappati dal loro stato di cose e diventano organismi antropomorfi, ibridi. L'intera scena si trasforma in una danza della natura, una festa di forme che si mescolano. I confini non esistono più, tutto diventa permeabile e amorfo, una metafisica della mescolanza potremmo dire.

Gli oggetti unici della collezione Hybrida compongono un autentico "giardino in tavola", ispirato al tema settecentesco dei grandi centrotavola bucolici. Ci parli del processo creativo alla base di questa reinterpretazione in chiave contemporanea.

Nel sottobosco di questo luogo immaginifico, piccoli arbusti si trasformano in sculture smaltate lucide, mentre fiori di porcellana si intervallano a fiori naturali, sostenuti da strutture di corda che nascono dal sottosuolo come radici. Il giardino incantato può essere descritto come un viaggio, un viaggio a ritroso nel tempo in cui il protagonista assume il ruolo di antropologo e si muove sulla terra alla ricerca di tracce della presenza umana, dove la natura è stata fortemente compromessa; fortunatamente, scopre un luogo che, sfuggito all'azione dell'uomo per molti anni, è rimasto prodigiosamente incontaminato.

Collezione Hybrida in lavorazione - Fotografia di Alessandra Mustilli
Collezione Hybrida in lavorazione - Fotografia di Alessandra Mustilli
Muschi e licheni
Muschi e licheni

La regione Campania, più precisamente Capodimonte, è stata la sua "casa" durante il processo di progettazione e creazione della nuova collezione. Quali valori condivide con la cultura artigianale di questa regione d'Italia?

Pensare al mio lavoro con la porcellana di Capodimonte mi ricorda l'Albedo, che è la seconda fase della trasformazione alchemica. La fase della purificazione, dello sbiancamento, della femminilità, un po' libera dalle regole, proprio come ho sentito anch'io questo lavoro. Interpreto questo potere alchemico come la forza che abbiamo nel cambiare le cose, attraverso fasi pure e impure per arrivare alla nostra "pietra filosofale", che non sempre trasforma i metalli poveri in oro, ma che è davvero capace di cambiare il nostro rapporto con l'ambiente.


L'Istituto Caselli di Capodimonte è la culla della nuova collezione. Fondato negli anni Sessanta per tramandare l'antica tradizione artigianale, è ancora oggi un'istituzione. Quale consiglio darebbe alle future generazioni di creativi?

Di essere aperti alle persone, siano esse colleghi o utenti, con un approccio multiculturale non dominante, perché solo un lavoro di inclusione, e non di esclusione, porta alla creazione di prodotti di qualità. Imparare a scegliere i mentori giusti ed essere felici di avere un "bagaglio" leggero di cultura e identità, come all'inizio del loro percorso. Avere un bagaglio leggero non è necessariamente un limite, ma può anzi trasformarsi in un aspetto positivo, in un vantaggio, perché permetterà loro di muoversi più facilmente.

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