Argentiere Pagliai
Conca d'argento
590 EUR
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Ecco Brandimarte e Pagliai, due botteghe che conservano una tradizione fiorentina
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Testo di Annalisa Rosso
Vi è mai capitato di entrare in un laboratorio artigianale dove gli argentieri svolgono il loro lavoro tradizionale? Le vibrazioni che riempiono l'aria vi fanno trattenere il respiro. Tecniche come la martellatura (in cui l'utensile colpisce con forza la lastra d'argento o gli oggetti già rifiniti), e soprattutto la sbalzatura (in cui uno speciale martello cerca di ottenere un alto rilievo dall'oggetto precedentemente decorato), sono azioni di pura forza e di preciso controllo.
Viene in mente la fucina di Vulcano: il Dio del Fuoco e il fabbro degli Dei nella mitologia antica, che forgiava armi e frecce sulle Isole Eolie, sotto il Grande Cratere, ancora oggi attivo. Eppure, ognuno di questi gesti, brutali solo a prima vista, è caratteristico di ciascuno degli artigiani, dotati di un tocco individuale e distintivo. Questo, unito alla predilezione dei maestri argentieri per modellare i propri strumenti in modo che si adattino perfettamente alla loro mano, rende facile capire che quest'arte è tutta una questione di unicità.
L'eredità di Brandimarte
Nel 1955 l'esperto artigiano Brandimarte Guscelli, uno dei più rinomati e talentuosi incisori, apre il suo laboratorio con il nome Brandimarte a Firenze. I suoi figli, Stefano e Giada, hanno compreso l'importante eredità del padre e rimangono fedeli alla tradizione familiare dell'incisione artistica. Qui scopriamo i segreti di procedure antiche e complesse come il processo di tornitura, che viene ancora eseguito a mano.
In alcune occasioni, l'argentiere viene addirittura legato alla macchina con una speciale cintura e il suo corpo diventa parte essenziale del lavoro in una potente coreografia di movimenti. Alcune tecniche possono essere eseguite solo un po' alla volta, quindi lo sforzo e la concentrazione sono fondamentali e, a volte, persino insopportabili.
Mi viene in mente la fucina di Vulcano, il dio del fuoco e il fabbro degli dei nella mitologia antica.
Pagliai, maestri incisori di Borgo S. Jacopo
Un'altra storia degna di nota viene da Firenze, dove la famiglia Pagliai mantiene vive le tecniche tradizionali dell'argenteria, in particolare l'incisione, una tradizione che ha raggiunto il suo apice durante il Rinascimento, quando la famiglia Medici governava la città. Dalla fondazione del laboratorio, avvenuta negli anni Trenta, poco è cambiato. Stefania Pagliai, che insieme alla madre Raffaella è uno dei pilastri di questa importante disciplina, racconta: "Per incidere l'argento occorre un'abilità particolare e strumenti specifici. I bulini con cui lavoriamo sono speciali, perché vengono utilizzati esclusivamente per l'argento: qui a Firenze li chiamiamo ciappole"."
Le buliniere con cui lavoriamo sono speciali, perché vengono utilizzate solo per l'argento. Qui a Firenze le chiamiamo "ciappole".
Oltre a una mano sensibile e stabile e a una straordinaria capacità di concentrazione, l'incisione richiede un lungo apprendistato. E anche se gli errori possono capitare e spesso producono "danni incommensurabili, quasi impossibili da riparare", questa tecnica non ha perso il suo fascino. La qualità senza tempo dell'antica arte di tracciare un bel disegno nell'argento non smette mai di stupire e deliziare.
Argentiere Pagliai
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Argentiere Pagliai
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