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The Artisan

PiattoUnico, un laboratorio di ceramica moderna

Scoprite PiattoUnico, il laboratorio artigianale di Emanuela Sala nato a Milano nel 2015, dove realizza splendidi piatti, ciotole e accessori in ceramica fatti a mano. Dai suoi esordi come architetto e interior designer, leggete la storia di come Emanuela si è avvicinata alla pratica artigianale con amore e rispetto per le tradizioni di lunga data.

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Emanuela Sala è un architetto non tradizionale, con un passato nell'interior design e nella comunicazione digitale; nel 2015 ha seguito la sua passione per il design e la manualità e ha fondato il suo laboratorio PiattoUnico a Milano, dopo essere stata attratta dal processo di ricerca che sta dietro alla collezione di oggetti usati e vintage. Nel suo laboratorio realizza a mano accessori da tavola in ceramica di grande impatto visivo, dai servizi di piatti alle brocche, fino alle piastrelle da cucina.

Fondendo tecniche diverse come la pittura e il collage, il suo lavoro è guidato dalla curiosità per ciò che la circonda, dall'osservazione delle persone e degli spazi esercitata per catturarne l'essenza, e si ispira alle ceramiche tradizionali italiane del XX secolo con illustrazioni vintage prese in prestito da particolari edizioni di libri, dipinti e disegni.

Leggete la sua intervista su Artemest Magazine e scoprite la storia di come ha scelto la ceramica come mezzo di comunicazione, il suo amore per la campagna che circonda la sua città e l'amore e il rispetto che applica all'arte dell'artigianato.

Ci racconti la storia del suo laboratorio.

PiattoUnico è nato quasi per caso qualche anno fa - tra il 2015 e il 2016 - quando lavoravo a tempo pieno al restyling di case e piccoli spazi commerciali con un mio amico restauratore e antiquario. Passavamo una quantità incredibile di tempo a curiosare tra mercatini, negozi dell'usato e collezionisti alla ricerca di arredi vintage e, senza rendermene conto, mi sono messa a selezionare vecchi piatti, ciotole e vassoi prodotti in Italia nel Novecento. Ho iniziato a lavorare su queste ceramiche di recupero, creando i miei primi pezzi unici, e il caso ha voluto che qualcuno se ne accorgesse e mi invitasse a un Fuorisalone; poi qualcuno mi ha chiesto di creare piatti che non fossero solo decorativi, ma che potessero essere usati anche a tavola. Si può dire che PiattoUnico abbia attirato me, non il contrario!

Lei si considera un architetto non tradizionale. In che modo è anticonvenzionale?

Sono un architetto di formazione, ma non ho sempre esercitato la professione. Infatti, ho lavorato per 10 anni nella comunicazione digitale, progettando "spazi", ma intesi non come luoghi fisici specifici: progettare l'intranet di una banca non è la stessa cosa che progettarne la sede fisica! Quando sono tornata nel mondo dell'Interior Design, ho portato con me i concetti di flessibilità del progetto, coinvolgimento del cliente e progettazione collaborativa, capacità di gestire e apportare modifiche durante il processo di lavoro. In questo modo, avevo un approccio diverso da quello di un architetto tradizionale, chiaramente applicabile solo a lavori di limitata complessità. È anche l'approccio che seguo con gli artigiani e i clienti di PiattoUnico.

Da dove trae ispirazione per le sue collezioni?

Parto sempre da emozioni, sensazioni ed esperienze che poi spesso esploro sfogliando i libri, intesi nella loro accezione più ampia e profonda come custodi della cultura e della conoscenza sviluppata e tramandata da chi ci ha preceduto. Non possiamo costruire un futuro senza scoprire e riflettere sul passato: Credo che a volte la smania di creare continuamente novità ci distragga dalle meraviglie del passato e ci impedisca di prenderci il tempo per appropriarcene davvero. Di solito la ricerca del tipo di ceramica più adatto avviene in un secondo momento.

Qual è il suo legame con le tradizioni produttive e artigianali?

Posso riassumerlo in due parole: amore e rispetto. La cosa meravigliosa dell'artigianato è che nessun lavoro può esistere senza la volontà ferrea di (almeno) una persona: alla base non ci sono processi o strategie. Per me, il vero artigianato è quello che desidera e riesce a trasmettere la passione dell'artigiano attraverso gli oggetti creati, il che implica un certo grado di singolarità anche quando questi pezzi sono prodotti in serie limitata.

Perché ha scelto la ceramica? Ha mai pensato di espandersi ad altri materiali e tecniche?

La ceramica è uno dei pochi materiali ancora in uso in tutta Italia. Per me seguire le fabbriche e i distretti storici per rintracciare quelli ancora in attività e contribuire alla continuità del nostro patrimonio culturale è come una missione. Inoltre, la ceramica offre un'ampia gamma di possibilità: si può spaziare dalle stoviglie agli accessori per il bagno, dagli oggetti di design ai rivestimenti... è un mondo di possibilità. Ho pensato di utilizzare altri materiali, ho sperimentato il trasferimento grafico su tessuti e sono incuriosita dalle essenze di legno da abbinare alla ceramica. Il mio primo esperimento è stato l'Oracolino, una stella in ceramica che ruota su una base in legno d'acero tornita a mano e che presto sarà riprodotta in una seconda edizione con un altro tipo di legno.

Qual è il vostro legame con Milano? C'è un luogo da visitare assolutamente?

Milano è il luogo in cui sono nata e che mi lega alla mia famiglia, ai miei amici e ai miei ricordi, ma ho una profonda affinità con la campagna, quindi mi divido tra Milano e il Lago Maggiore, anche se il mio luogo ideale è l'Emilia Romagna! Poiché mi considero una "campagnola di città", vi consiglio una gita a Chiaravalle con visita all'abbazia e pranzo in un ristorante locale: vi immergerete subito in un'atmosfera diversa! Un altro luogo che amo è via Padova: è bello passeggiare per la via, dalla tangenziale a Piazzale Loreto, guardandosi intorno per scoprire la storia di Milano, dalle antiche ville di campagna ai borghi inglobati nella città, dalla Milano multietnica a Piazza Loreto con tutta la sua rilevanza storica e urbanistica.

Dove vede PiattoUnico nei prossimi anni?

Lo immagino come una strada in salita, che desidero continuare a percorrere e dove spero di incontrare compagni di viaggio, perché è indubbio che l'unione fa la forza.


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